Palazzo dei Panni

“Questo è il Palazzo, ch’era di sua eccell.za il Sig. conte Emmanuele d’Arco … che avealo ereditato dal suo zio paterno sua Ecc.za il signor Giambattista, figlio del cel. Maresciallo signor conte Prospero”. Questo scrive nel 1787, ne “Lo Stato delle Anime” l’arciprete Santoni circa l’origine di questo palazzo che si trova all’inizio di via G. Segantini per chi arriva dal ponte sul fiume Sarca.

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Questo palazzo è quello meno antico dei tanti che si trovano in Arco, tutti proprietà (un tempo) della nobile famiglia dei conti d’Arco. Sul portale d’ingresso è visibile lo stemma dei d’Arco, del ramo di Andrea. La sua edificazione risale alla fine del Seicento e che non fu mai definitivamente compiuta. Il palazzo infatti doveva essere completato con due ali che dovevano collegarsi con la cinta delle mura della città, verso Est. Le case a fronte della facciata Ovest del Palazzo dovevano essere abbattute per crearvi un giardino di limoni; ma non se ne fece nulla!

Il conte Emmanuele, che vi abitò saltuariamente, era un uomo di grande cultura ed esperto musicista. Egli lo lasciò poi in eredità ad un suo cameriere. Alla fine del Settecento nel Palazzo trovò collocazione un lanificio, voluto dall’intraprendente sacerdote Giambattista Marosi; di qui il nome dell’edificio: “Palazzo dei Panni”. Nell’industria manifatturiera trovarono lavoro fino a 400 persone.

L’esperienza produttiva, a causa anche di mancati finanziamenti governativi, non ebbe però grande fortuna e durò pochi anni; ma il palazzo continuò, fino ai nostri giorni, ad essere chiamato “Palazzo dei Panni”.

Nell’Ottocento l’edificio venne utilizzato per scopi molteplici e conobbe diversi proprietari. Se ne ricavò un teatro e poi la sede dei pompieri ed infine vi trovò ospitalità l’asilo infantile.

Poi, all’inizio di questo secolo, l’edificio venne acquistato dall’Istituto della Provvidenza, che lo trasformò in collegio. Questo tipo di utilizzo ebbe però vita molto breve. Durante l’epoca fascista diventò il “Palazzo del Littorio”.

Poi fu sede della Scuola di Avviamento professionale e poi delle Scuole Medie. Recentemente il Palazzo è stato restaurato ed è la sede della Biblioteca Civica. In essa vi sono sale di studio e di lettura, una sezione dedicata all’editoria trentina, una fonoteca, una grande sala conferenze, oltreché spazi appositi riservati ad ospitare il prezioso “Fondo antico”, dono del bibliofilo arcense Bruno Emmert.

Nei magnifici avvolti del pianoterra sono allestite frequentemente mostre di grande interesse storico ed artistico.