La storia dei conti d’Arco è ricca di personaggi importanti sia per le loro doti umane che per le scelte politiche o militari compiute. Francesco d’Arco rappresenta all’interno della sua stirpe un passaggio importante, un anello-chiave. Vissuto nel Quattrocento, egli era uomo d’arme (assolse all’incarico di Capitano di Siena) e di grande cultura, al punto da essere amico carissimo del grande umanista Enea Silvio Piccolomini (Papa Pio II).
Egli è padre di Andrea e di Odorico; da essi discenderanno i due grandi rami della famiglia d’Arco.
Francesco fu il primo dei conti d’Arco che fece realizzare nel borgo un palazzo; scelse per la sua residenza il posto più bello: nella piazza, con la facciata principale rivolta verso Sud. E questo palazzo verrà chiamato Palazzo Nuovo o “domus nova”.
Il documento più antico in cui si cita il palazzo di Francesco d’Arco risale al 1462. Un altro documento del 1479 tratta di una discussione legale tenutasi “in contrata platea sub porticibus domus novae Magn. Dom. Comit. Francisci”. I portici (che non erano gli attuali) venivano usati quindi come luogo di pubblico giudizio e di incontro; sotto le loro arcate erano letti ed affissi i bandi di interesse pubblico.
Su uno spigolo del Palazzo venne collocato in epoca successiva alla divisione del 1512, il cippo di confine fra le due parti in cui fu divisa la contea di Arco; la piazzetta, ora cinta da muri, sul lato Ovest del palazzo diventò la Piazzetta del Termine. Dopo Francesco, furono Odorico e poi Geronimo d’Arco ad esserne proprietari. Nell’ ispezione compiuta dai commissari dell’Arciduca del Tirolo nel 1582, il Palazzo venne denominato “della Costa”; il pendio che scende ripido dal Castello verso la piazza è infatti chiamato anche adesso “la Costa”.
Nel 1752 Giorgio d’Arco, che era proprietario anche del Palazzo del Termine, cedette l’edificio al dottor Saverio Marcabruni per 1.200 fiorini. Quest’ultimo, in accordo con i suoi fratelli, si impegnò quasi immediatamente nell’opera di ristrutturazione del palazzo. Aspetto rimarchevole di questa iniziativa furono i portici, con la stupenda terrazza soprastante, e l’adattamento del piano terra per la collocazione di negozi e rivendite. In seguito il Palazzo Nuovo divenne proprietà anche della famiglia Giuliani; di qua l’attuale denominazione “Palazzo Giuliani-Marcabruni”.
Ora il palazzo appartiene a cittadini e ad imprese private e, in parte, al Comune di Arco che vi ha collocato la sede dell’Archivio storico comunale, con una magnifica sala di rappresentanza, recentemente restaurata.
Il palazzo presenta un ampio cortile interno, lastricato con ciotoli di fiume, sul quale si affacciano poggioli interni, in pietra, sorretti da splendide mensole monolitiche. Sotto il Palazzo Nuovo vi sono profonde cantine, tra cui l’antica “Caneva della Vernazza” ricordata già nel Cinquecento.
Il portale in pietra sul lato Sud, a fianco dei portici, reca la versione più antica dello stemma dei d’Arco; un arco solo, posto verticalmente.