Il Gran Carnevale di Arco

È dal 1876 che ad Arco il carnevale si festeggia in modo eclatante. Ma, a dir il vero, ancor prima che la presenza degli ospiti illustri del Kurort sollecitasse una serie di manifestazioni di grande allegria e spensieratezza, la borghesia arcense amava vivere il carnevale in modo intenso:IMG_8284 Ma è senza dubbio nel periodo delle frequentazioni di alto lignaggio che il carnevale ad Arco registrò un salto di qualità: si organizzavano sfilate e balli in maschera, semplici rappresentazioni teatrali, si invitavano ad Arco giocolieri ed ammaestratori di animali, si sparavano mortaretti, si offrivano alla gente dolci ed un buon bicchiere di vino.Carnevale1
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Gli eventi bellici e la crisi economica impedirono per qualche anno che il Gran Carnevale di Arco rispettasse la tradizione; ma, a partire dagli anni Cinquanta, un comitato, che andò sempre più razionalizzando il proprio impegno, ripropose manifestazioni di grande interesse. Dal 1969 il Gran Carnevale di Arco si presenta come una delle più riuscite manifestazioni carnevalesche a livello nazionale.Carnevale2

Le attrazioni per chi vuole seguire il Gran Carnevale di Arco sono diverse. Nel ricordo dell’epoca felice del Kurort vengono riproposti la sfilata in carrozza della corte asburgica ed un galà danzante con menù approntato secondo le ricette manoscritte della signora Anna Kern, cuoca d’una famiglia signorile che visse in Arco nella seconda metà dell’Ottocento.

Pari attenzione viene dedicata anche al recupero delle radici popolari con la riproposizione di arti e mestieri ormai quasi del tutto scomparsi. Nelle vie del centro storico si ricreano quindi angoli di botteghe di maestri artigiani che lavorano il legno, che tessono, che producono chiodi, che lavorano il rame, che costruiscono cesti ecc. Un tuffo nel passato carico di genuina nostalgia!

Ma il momento clou del Gran Carnevale di Arco è la sfilata dei carri allegorici e dei gruppi mascherati. Essa avviene, da qualche anno a questa parte, in due momenti. Alla prima sfilata partecipano i maestri costruttori e gruppi mascherati locali, unitamente ad altri gruppi delle province vicine che rendono ancor più attraente la manifestazione.

Nella seconda sfilata si vengono ad aggiungere anche carri e gruppi provenienti da altri centri del Trentino ed ai migliori, fra tutti i partecipanti, vengono assegnati l’Arco, la Freccia e l’Arlecchino d’argento.

Nei viali dei giardini pubblici di Arco si muovono carri allegorici, gruppi mascherati, attrazioni varie, bande con strumenti talvolta originali, majorettes, sbandieratori ecc.; si crea un’atmosfera unica che coinvolge migliaia di persone all’insegna del “Semel in anno licet insanire”.

Dietro questi splendidi carri multicolori sta ovviamente il lavoro di decine e decine di volontari che si impegnano per settimane nella realizzazione dei mascheroni, nell’allestimento degli impianti, nella preparazione dei costumi ecc.

Un’altra consuetudine che ha messo radici profonde in Arco è la distribuzione dei gnocchi in piazza, promossa da un comitato che ha nei cuochi locali la propria forza motrice. Il venerdì “gnoccolaro” (per l’appunto!) una potente macchina organizzativa riesce a distribuire ottimi gnocchi a centinaia di persone; un’occasione in più per far festa!

Un carnevale che ha origini assai più antiche è quello di Varignano, nel romarzollese; si svolge la prima domenica di Quaresima.

I giovani del luogo preparano delle piramidi con una struttura in canne di bambù su cui si intrecciano rami di alloro, espressione di una vegetazione che è unica in tutto il Trentino. Dalla base dei baldacchini spuntano i manici per poterle trasportare. A qualche rametto di alloro vengono poi appesi con un filo dei gusci d’uovo colorati, simbolo forse della fertilità, della vita che deve arrivare.

La sfilata dei “carnevali” percorre le vie del paese mentre la gente canta una nenia con il ritornello “Eviva la Quaresima, che ’l carneval l’è na, polenta e pesatine doman se magnerà”.

Infine il corteo si avvia su un poggio che sovrasta il romarzollese e lì i “carnevali” vengono bruciati mentre a tutti i partecipanti vengono offerti “grostoi e vim brulè”. Un carnevale che è quasi un rito propiziatorio: tutto il male viene esorcizzato con il fuoco, in attesa della primavera che darà nuova linfa alla terra. Il mangiare e bere assieme, cantando, fa ritrovare il senso della comunità e della fratellanza.