Giro dei Campi d’Aram

Da Massone a Massone passando per i Campi d’Aram e rientro dal sentiero 668.

La partenza avviene a Massone, nei pressi delle Case ITEA (ex casa Caproni con stemma caprone). Superato un impegnativo ma breve tratto in pendenza, arriviamo in località “Páveri” con a sinistra il “Doss de Mostracùl”. Qui convergono alcune stradine di campagna e noi procediamo diritti ancora in salita e dopo una curva a gomito a sinistra al bivio giriamo a destra e raggiungiamo la località “la Rìzola” e i suoi ulivi. Dietro di noi il lago di Garda ci ammalia, mentre la parete della montagna ci abbraccia. Ora il percorso diventa sentiero e fra rocce e testimonianze geologiche interessanti e brevi tratti erbosi raggiunge la parte sommitale della conca. Dopo aver lasciato a destra una testimonianza religiosa di devozione, raggiungiamo i primi prati e le prime case. Continuiamo in un tratto pianeggiante e raggiungiamo i Campi d’Aràm e le prime piante di castagno. Una sosta è gradita e l’ambiente circostante rasserena. Raggiunta la strada asfaltata, la percorriamo in discesa a sinistra arrivando in Pianaùra e successivamente in discesa, dopo le case, giriamo a destra al bivio 668 (stanga). Percorriamo un tratto cementato e al successivo bivio giriamo a destra abbandonando il 668. Dopo circa 5 minuti svoltiamo a sinistra sul sentiero 667 della Maestra e arriviamo alle ex Case Caproni. Continuiamo a destra sempre sul 667 e, fra fenomeni carsici di tutto rilievo, arriviamo in circa 30 minuti alla Moletta. Attraversiamo la strada provinciale e, oltrepassato il borgo, raggiungiamo la pista ciclabile che a sinistra ci porta ad Arco. L’ambiente che si presenta è caratterizzato dallo scorrere placido del fiume Sarca e dalle sue rive popolate da molte specie di animali acquatici. A questo punto vanno solo sottolineate le osservazioni che si possono fare in riferimento alle campagne, alle rive del fiume ricche di piante e di fiori spontanei, alla catena montuosa che va dal Bondóne (nord-est) al Baldo (sud-est), passando per lo Stivo. Continuiamo e sull’altro lato del fiume intravvediamo un vecchio impianto “industriale” per la produzione della calce, datato 1961. Si sa che funzionò per poco tempo, messo in crisi dalla concorrenza dei grandi cementifici. Si scorgono anche i ruderi della centralina elettrica di Arco, in funzione dal 1892 e dismessa alla fine degli anni Sessanta. Interessante da notare quello che resta delle opere idrauliche che permettevano all’acqua di alimentare tre turbine ad elica. Sulla sinistra la rupe del Castello separa la Val del Sarca dalla valletta di Làghel. Sono visibili antri e spelonche sulle pareti scoscese (una ha dato origine ad una leggenda intitolata “Él Bus de la Gingiàna”) e in basso un ampio conoide di deiezione, risultato di frane antichissime. Sempre sulla destra orografica del fiume osserviamo lo Zoo Camping e il Campeggio AMSA e arriviamo alla passerella sul fiume Sarca. Ci troviamo di fronte all’imponente struttura artificiale per l’arrampicata sportiva Rock Master, dove annualmente si disputano gare di livello mondiale. Ora il ponte di Arco e il suo magnifico centro storico ci accolgono, ma per chi vuole non è finita.

Suggeriamo infatti, dopo un’altra sosta ristoratrice, una visita a due gioielli dell’arte sacra e che si trovano entrambi sulla strada asfaltata che porta a Prabi sulla destra orografica del fiume Sarca: la chiesa di S.Apollinare (dista 5 minuti dal ponte) e l’eremo di S. Paolo (circa 20).

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