Giro delle Fontane di Laghel

All’inizio di Via Segantini, nella piazzetta S. Giuseppe, dove si trova la chiesetta omonima risalente al 1500, si diparte sulla destra un vicolo, che si inerpica fra alcune case e l’entrata della struttura ricettiva “On the Rock”. Esso è indicato come “Vicolo delle Ère”, dall’antico nome della zona, e porta direttamente nell’olivaia. Qui erano ubicati i magazzini di vari prodotti agricoli e le cantine appartenenti ai Conti d’Arco. Più in basso, infatti, in riva al canale fitta deviato dal fiume Sarca, si trovavano i molini e i torchi, sempre di proprietà dei citati Conti. La vetustà degli edifici viene segnalata da un’elegante bifora, resto probabilmente di un loggiato che congiungeva due edifici, e dai sostegni monolitici e finemente lavorati che sorreggono un lungo poggiolo. Salendo lungo il sentiero si possono notare i muretti a secco, antico sistema usato localmente per creare lo spazio indispensabile per mettere a dimora le piante di olivo. Questa zona dell’olivaia è stata parzialmente risparmiata dalla fumaggine, malattia che fa annerire tronco e rami e dal gelo del gennaio- febbraio 1985. Nella zona sottostante il sentiero sono state messe a dimora numerose piante di cipresso, la cui funzione è duplice: trattenere con le loro radici il terreno particolarmente franoso perché scosceso e fermare eventuali massi provenienti dalla rupe soprastante del Castello. Arrivati sul lato sud dell’olivaia, ci si trova nella zona denominata “Còsta”. Questo toponimo è assai antico; viene citato anche nella famosa “Divisione Adriana” del 1512. La Còsta è un magnifico punto panoramico, da cui si può osservare la valle del Basso Sarca e, soprattutto, il centro storico di Arco, in cui si distinguono i palazzi dei Conti d’Arco, riconoscibili grazie ai camini a torre che sovrastano i tetti. Proseguendo lungo il
sentiero si arriva fin
sotto la cinta di mura
che protegge il Castello.
Si vedono i caratteristici
merli a coda di rondine
(ghibellini, cioè che contraddistinguono i
sostenitori dell’Imperatore nella lotta per le Investiture contro il Papa, i cui paladini, invece, erano chiamati guelfi). Sono pure visibili le due torri: una piccola sulla vetta della rupe (XI secolo) ed una più massiccia in basso. La prima è detta “Renghèra”, perché vi suonava la “Rénga”, la campana che chiamava a raccolta la popolazione in caso di pericolo; la seconda, costruita più tardi, costituiva una vera e propria abitazione per i componenti delle famiglie dei Conti d’Arco, sempre più numerosi. In questi ultimi anni i lavori di restauro hanno permesso di riportare alla luce altri edifici, altre stanze. Del resto chi osserva attentamente il famoso acquerello di Albrecht Dürer può notare la complessità del fortilizio archese. Purtroppo le vicissitudini della storia e l’incuria del tempo hanno provocato danni e rovine di grande entità, cui solo in parte è stato possibile porre rimedio. Per chi volesse approfondire la storia dello storico manufatto si rimanda alla “Guida per Arco”, vol. I° di Romano Turrini o al sito internet www.arco.org . Dalla spianata del Castello, detta “della lizza”, si può ammirare tutta la “Busa”, cioè la splendida conca che si apre verso sud sul lago di Garda, cinta ai lati da due catene di monti: ad est quella formata dal monte Baldo e dai Gruppi dello Stivo; ad ovest l’ininterrotta linea montana che va dalla Rocchetta sopra Riva del Garda fino al Casale-Brènto verso nord. In basso la vista su Arco e, in particolare, sul vecchio rione di Stranfòra con i resti delle antiche mura. Scendendo verso nord, si cammina lungo la strada che porta a Làghel e si ha, così, la possibilità di scorgere in basso a sinistra l’inizio della Via Crucis, realizzata alla fine del 1800 in sostituzione di quella che esisteva lungo l’attuale Via Capitelli, una volta Via delle Ville (Villenstrasse). Proseguiamo sulla strada asfaltata con a destra le strapiombanti pareti della “Goleta di Làghel” e dello spigolo sud del Colódri e arriviamo alla fine della via Crucis e alla chiesetta di Làghel. Ora giriamo a sinistra leggermente in salita, in mezzo ad una vegetazione per lo più cedua (frassini e carpini) e con qua e là qualche muro a secco e qualche campo. Sempre su strada asfaltata e superato un ripido tratto in salita la strada diventa bianca che ci porta in direzione sud verso la località “Fontane” con il suo maestoso Crocefisso in legno. Ora continuiamo in discesa e raggiunta nuovamente la strada asfaltata la seguiamo brevemente e al bivio per Ceniga noi scendiamo a destra raggiungendo la chiesetta di Laghel, la via Crucis a destra e poi arriviamo ad Arco.

Giro-delle-Fontane